Il lago Prile e la Diaccia Botrona
La genesi di un territorio
In età preistorica, l’intera area che oggi corrisponde alla piana di Grosseto era completamente allagata dal mar Tirreno. Questo braccio di mare, battezzato “Lago Prile”, circondato dalle colline di Castiglione della Pescaia, Monte Leoni, il Poggio di Moscona e i Monti dell’Uccellina caratterizzava un ambiente antico e primordiale dove l’uomo preistorico iniziò a costruire i suoi primi insediamenti sopra questi rilievi.Con il passare dei millenni i numerosi apporti detritici dei fiumi Ombrone e Bruna iniziarono ad insabbiarsi creando quello che oggi è il “Tombolo di Castiglione”, la striscia di sabbia dove è presto cresciuta una fitta boscaglia costruita da Pini e Macchia mediterranea. Etruschi e Romani svilupparono le loro città sfruttando il Lago Prile come mezzo di trasporto, fonte di pesca e per l’estrazione di sale.
Con il passare dei secoli, il degrado urbano che seguì il medioevo il tombolo andò a chiudersi quasi completamente e il Lago Prile perse la sua salinità diventando un bacino salmastro. Questo bacino, mentre a Firenze si viveva il Rinascimento divenne ben presto una malsana palude, sferzata dalla malaria. L’egemonia stessa del Granducato di Toscana non aiutò questa terra, I Medici di Firenze sfruttarono il territorio intensificando la pesca evitando di “rinfrescare” eccessivamente le acque, causando di conseguenza un ristagno mefitico del Padule. L’aspettativa di vita in queste terre purtroppo non superava i 30 anni.
E’ solo con l’arrivo dei Lorena al trono del Granducato, ramo cadetto degli Asburgo, che si avviarono le prime campagne di bonifica mirate a rendere questo territorio apparentemente compromesso di nuovo produttivo e adatto ad ospitare la vita.
A fine XVIII secolo il Granduca Pietro Leopoldo convocò l’ingegnere idraulico e civile trapanese Leonardo Ximenes…
La rinascita
Il tentativo di Ximenes per quanto audace e avveniristico non portò grandi risultati. L’idea di separare acqua dolce e salata attraverso un sistema di chiuse ancora visibile oggi nella famosa “Casa Rossa” non funzionò.
Sarà il Granduca Leopoldo II a dare il punto di svolta attraverso una nuova tecnica di bonifica, elaborata dal suo ministro Fossombroni e l’ingegnere Manetti. Attraverso la mobilitazione di grande forza lavoro dal Nord, i “badilanti”, si provvedette alla costruzione di un sistema di canali e di bacini per incanalare le acque ricche di argille e limo del fiume Ombrone al fine di far depositare i detriti e letteralmente “interrare” le zone depresse dove l’acqua ferma faceva proliferare la zanzara Anofele, il vettore principale della Malaria.
Questa opera di dimensioni ciclopiche durò decenni,
Solamente con l’avvento di idrovore meccaniche e di ulteriori interventi di bonifica nella prima metà del XX secolo si è riusciti a realizzare la bonifica INTEGRALE dell’antico Lago Prile.
Oggi solo un lembo di area umida è rimasta a testimoniarci come doveva apparire il paesaggio Maremmano secoli fa: la Diaccia Botrona…
Questo territorio umido, oggi Riserva Naturale, ha ottenuto negli anni 90 il giusto riconoscimento di Area Umida di Interesse Internazionale ed è oggi protetta e conservata come testimonianza unica della storia del territorio e come prezioso habitat dove ogni anno numerose specie di uccelli migratori decidono di fermarsi per la nidificazione.
Questo favoloso territorio può essere esplorato insieme alla nostra Guida Ambientale Escursionistica in una delle nostre escursioni.